domenica 1 giugno 2008

Il lato oscuro di Andy Warhol

Scenette sado-maso, impulsi violenti, party a base di acidi e anfetamine. Il lato oscuro (e meno noto) della Factory di Andy Warhol è tutto in Swimming Underground (My years in the Warhol Factory), autobiografia di Mary Woronov, l’attrice che nel 1966 entra alla corte del padre della Pop art. Protagonista in alcuni storici film come Chelsea girl e Four stars, osserva senza poesia l’atmosfera di decadenza del laboratorio creativo di Warhol. E a distanza di trent’anni mette tutto nero su bianco.
E non mancano i grandi nomi del Novecento, come la Callas, descritta al culmine di una sbronza “con la testa incastrata tra il water e la parete, e i piedi che cercavano inutilmente di fare presa sulle piastrelle”.
L’atmosfera descritta da Mary Woronov è sempre torbida. Sempre in bilico tra happening e malattia psichica. Come il racconto in cui il fotografo Bill Name si fa murare in un loculo.
Lo sguardo dell’autrice si posa impietoso anche su Warhol: “Diceva le cose più insulse; la gente ci impazziva sopra, si sentiva in dovere di leggerci i significati più reconditi, ma per noi era un’altra storia…”.

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